Dopo aver ricevuto l’ok del Parlamento Europeo il 24 maggio, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (o CSDDD) sarà approvata dal Consiglio ed entrerà in vigore venti giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea.
Gli Stati membri avranno due anni per recepirla nelle legislazioni nazionali e, in prima battuta, obbligherà 5.500 grandi aziende a mitigare il loro impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente, imponendo alle imprese e ai loro partner, a monte e a valle, di prevenire, porre fine o mitigare il loro impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente.
L’applicazione della Direttiva avverrà in modo graduale, partendo con le imprese europee e le Società madri con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 450 milioni di euro.
I requisiti di rendicontazione dei piani di transizione climatica del CSDDD sono allineati ai requisiti della CSRD, la Corporate Sustainability Reporting Directive, garantendo, così, che le aziende rientranti nell’applicazione di entrambe le direttive non debbano effettuare una doppia comunicazione. Il piano di transizione climatica richiesto dalla CSDDD sarà, quindi, riportato nel report CSRD.
Tra le sanzioni previste, la pratica della “gogna pubblica” modernamente detta “naming and shaming”, che accompagnerà sanzioni pecuniarie fino al 5 % per fatturato netto mondiale della Società, la quale dovrà risarcire integralmente le proprie vittime.