Giro di vite per i reati ambientali dall’UE

L’Unione europea, con l’adozione della Direttiva 2024/1203 dell’11 aprile 2024, ha effettuato una rilevante revisione in materia di tutela penale dell’ambiente, prevedendo nuove fattispecie di reato, anche caratterizzate da condotta omissiva, statuendo nuove condizioni minime per la definizione dei reati e delle sanzioni. Tale Direttiva 2024/1203 dovrà essere recepita in Italia entro il 21 maggio 2026 e inasprisce le sanzioni rispetto alla direttiva 2008/99.

Tra le nuove fattispecie di reato sono inclusi il commercio illegale di legname, l’esaurimento doloso delle risorse idriche e le condotte illecite in materia di sostanze chimiche, questo anche in caso di violazione delle disposizioni autorizzative.

Inoltre, è stata introdotta la nozione di reato qualificato che consiste nella commissione dei reati in forma dolosa e che causi una distruzione di un danno all’ambiente irreversibile o comunque di lunga durata, ovvero forme di ecocidio (i.e. incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).

Infine, la Direttiva impone la punizione delle forme di istigazione, favoreggiamento, concorso e tentativo.

Per le persone giuridiche, per alcune fattispecie, la Direttiva prevede ammende specifiche pari ad almeno il 5% del fatturato mondiale totale per le infrazioni più gravi o, in alternativa, a 40 milioni di euro. In altri casi, l’ammenda massima sarà pari ad almeno il 3% del fatturato o, in alternativa, a 24 milioni di euro, oltre l’obbligo di ripristinare l’ambiente o di risarcire il danno, l’esclusione dall’accesso ai finanziamenti pubblici o il ritiro dei permessi o delle autorizzazioni.

Il termine per la prescrizione parte dal momento in cui si abbia avuto conoscenza della commissione del reato.

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